Sabato 28 Settembre 2013, alle ore 20, presso il centro sportivo di Confine in via Ferrino sei invitato alla tradizionale cena a base di tortelloni di zucca, grigliata, dolci deliziosi . La cena sarà preceduta da un torneo di Burraco, a partire dalle ore 16.
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Il tuo contributo di euro 20 sarà impiegato per il mantenimento delle piante in serra riscaldata del giardino botanico
Il valore del nostro paesaggio
A cura di Patrizia Casari, con il contributo di Rita Micarelli e Giorgio Pizziolo
Il sisma che ha colpito San Felice sul Panaro e i paesi limitrofi della bassa modenese ha avuto esiti determinanti sul paesaggio rurale. Dopo un anno I nostri centri abitati si stanno lentamente e faticosamente riprendendo mentre le belle campagne con le imponenti ma vuote case rurali, che da secoli testimoniavano la vita e il lavoro di tante generazioni di agricoltori, mostrano oggi desolanti rovine.
Questo è un momento cruciale per il nostro paesaggio. Una sorta di punto a capo. E' ora che andrebbero riconsiderati i punti da cui partire per fare ipotesi di intervento volti alla valorizzazione degli elementi naturali di quel bene comune – territorio, che sono il fiume Panaro , i terreni circostanti, e in generale la 'bassa modenese', reinventandolo anche nelle sue funzioni. L'Europa da tempo incoraggia progetti di ruralità contemporanea. Non sempre noi italiani siamo pronti a cogliere tali opportunità con una progettazione adeguata, che interessi sia il privato che il pubblico, nonostante ne possano scaturire nuove iniziative economiche.
Una nuova progettazione partecipata ci appare essere un metodo nuovo e molto interessante da ipotizzare in questo contesto. Il prof. Giorgio Pizziolo e la prof. Rita Micarelli[1], ospiti della Associazione onlus La Pìca Giardino Botanico(2), che abbiamo il piacere di conoscere e con i quali abbiamo già realizzato un progetto partecipato, alla nostra idea di applicare tale metodo alle zone rurali colpite dal sisma, ci aiutano qui a meglio definire tali nuove forme partecipazione .
IL PROGETTARE PARTECIPATO, CHE COSA È?
È sempre difficile introdurre le novità, di qualunque genere e in qualunque contesto, e anche un diverso 'progettare' elaborato da gruppi di cittadini nell'ambito del loro ambiente di vita può sembrare una cosa strana, nella quale pochi credono ma che, proprio perché così 'strana' può affascinare e coinvolgere le persone che vogliono uscire dalle loro abitudini consolidate e tentare strade diverse per rapportarsi alla loro condizione di vita.
È vero però che le abitudini consolidate, l'andamento delle politiche locali, l'assuefazione al benessere, all'ordine, al progresso in cui tutti ancora viviamo nonostante la crisi, e alla democrazia rappresentativa ( o delle deleghe) che è l'unico strumento con il quale siamo quotidianamente governati, risultano per molti di noi un dato di fatto che tendiamo a non mettere in discussione.
È però vero che talvolta un trauma -come quello subito dai territori emiliani colpiti dal terremoto- può incrinare e rivelare la fragilità dei nostri modelli e del nostro ambiente di vita e può farci riflettere sulla necessità di rimetterli in discussione e di incoraggiare innovazioni e comportamenti insoliti per il nostro attuale vivere sociale. Potremmo allora riconsiderare la nostra vita insieme, e dare spazio ai valori comuni che non sembravano utili al nostro progredire nello stato di operosa sicurezza che ci sembrava di aver conquistato e che per questa ragione vengono continuamente erosi ed eliminati in favore di una privatizzazione galoppante.
Nella condizione presente come, e da dove possiamo ricominciare perché la logica della privatizzazione, che distrugge progressivamente i valori comuni, non prenda il sopravvento sul nostro ambiente di vita e renda fragile la nostra coesione e la nostra capacità di contrastarne le alterazioni?
Il nostro ambiente di vita, quello della bassa modenese, è ferito e alterato profondamente dagli eventi sismici sia nelle sue parti costruite che nella sua struttura paesistica : oggi rivela tutte le fragilità dello sfruttamento e del consumo che è stato finora esercitato, e garantito dal modello di sviluppo e di governo del territorio che si è propagato fino ad oggi. Proprio per queste ragioni e proprio nell'ambiente di vita (che è di fatto il paesaggio del nostro vivere quotidiano) possiamo far riemergere i valori su cui basare la coesione sociale e la convivenza che vorremmo ritrovare.
Ci aiuta la Convenzione Europea che intende il Paesaggio nel suo significato più appropriato, quello di Ambiente di vita 'percepito' e valutato dalle popolazioni che lo abitano', e che, in quanto tale, costituisce oggi un riferimento irrinunciabile e unico della vita personale e sociale di tutti noi.
In questo senso allora, per le popolazioni insediate, il Paesaggio può essere considerato nella sua unità ecologica, economica e sociale, come un Valore Comune, un Bene che appartiene a quelle società nella sua interezza e nella sua unicità. E così è per tutti gli elementi che lo costituiscono e ne caratterizzano l'originalità: dal suolo alle acque, dalle memorie alle pratiche sociali, dalla produzione primaria dell'energia e del cibo alla capacità ospitale, fino alla promozione di nuove economie di fruizione di questo Bene. Si potrebbe così dire che il Paesaggio e la società che lo abita si appartengono reciprocamente in una indissolubile unità di valori culturali, sociali e materiali, che oggi si sta spezzando ma che possiamo ancora riconoscere e ricostituire.
Il Paesaggio, concepito come unità di Valori e come Bene Comune, richiede oggi un'attenzione diversa e più profonda e una partecipazione al suo divenire che non coincide con la proprietà del bene ( che tradizionalmente è considerato 'comune' solo se la sua proprietà è collettiva come è per i casi consolidati del passato) ma può essere legata alla responsabilità della custodia dei suoi Valori esercitata da parte delle società che lo utilizzano. Una tale modalità comporta a sua volta che le responsabilità siano direttamente assunte dalle popolazioni contemporanee in una condizione di garanzia e di sostenibilità.
Su queste basi può nascere una nuova cultura di comunità, e possono nascere forme di collaborazione e di propositività nella continua interazione tra le popolazioni, i tecnici, gli scienziati, le istituzioni e le pubbliche amministrazioni. In questa nuova condizione la gestione dei Valori e dei Beni Comuni può tradursi in vere e proprie esperienze sociali, e può concretizzarsi in una in una vasta gamma di ricerche e di azioni, promosse e praticate socialmente in senso propositivo e maturo: dai progetti di gestione di strutture e beni pubblici, alla promozione della loro fruizione sociale in termini equilibrati e non speculativi, al perseguimento della loro rinnovabilità e della loro integrità, il tutto nella visione unitaria dell'interesse comune.
DALLE PAROLE AI FATTI … COME SI PASSA ?
In tempi come il nostro sembra difficile persino immaginare che il Paesaggio-Ambiente di Vita che si riferisce alla Convenzione Europea possa essere riconosciuto come Bene Comune. Ed è ancora più difficile che, come tale, possa essere amministrato nella sua interezza e monitorato socialmente nel suo divenire. E sembra a molti impossibile che un tale Bene possa essere custodito dai suoi abitanti, e dagli utenti e fruitori che se ne assumono la responsabilità, così come sembra impraticabile l'agire con tali modalità nei confronti della Proprietà, delle Opere pubbliche, delle Reti Tecnologiche e Informatiche, andando contro corrente rispetto alla tendenza dominante di privatizzazione che si riversa pesantemente su tutti noi e su ogni componente del Bene Paesaggio.
La gestione dei Beni e dei valori Comuni può così apparire così come una mera utopia, come un libro dei sogni che nessuno vuole aprire. Ma, proprio nelle crisi e nei momenti più difficili siamo obbligati a creare le condizioni per rendere praticabili in concreto queste inaspettate modalità. Il passaggio necessario è quello di maturare una nuova consapevolezza sociale dei valori e dei beni comuni, che possono essere riconosciuti tali solo attraverso esperienze partecipative riferite alle realtà dei diversi ambienti di vita. Attraverso queste esperienze è possibile sviluppare nuovi approcci, processi e opportunità inedite di interazione sociale, politica e scientifica, praticabili nell'ottica del Bene Comune per costituire progressivamente le Comunità di cittadinanza capaci di gestirlo nella condizione contemporanea.
LA PERCEZIONE DELL'AMBIENTE DI VITA
Possono così essere sviluppate varie esperienze sul campo da parte di gruppi di persone, esperti, tecnici, e –quando è possibile, amministratori pubblici. I gruppi, che scelgono di esplorare insieme un ambiente di vita, ne riconoscono le problematiche e ne apprezzano i valori, in un percorso intrecciato di osservazioni, scambi di idee e riflessioni acquisite progressivamente ed elaborate da tutti i partecipanti. La percezione sociale e la valutazione condivisa delle potenzialità che l'Ambiente di Vita può esprimere divengono basilari per dare continuità e sviluppo all'approccio esperienziale così attivato. Queste attività si strutturano come processi di apprendimento sociale, reciproco e amichevole, che coinvolge paritariamente tutti i partecipanti, mentre può formarsi una Comunità di cittadinanza e di responsabilità che può progressivamente consolidarsi ed esercitare la gestione del suo Paesaggio/Ambiente di Vita, inteso come Bene Comune.
Queste attività di apprendimento possono esercitarsi su diversi contesti di Paesaggio/Ambiente di Vita rapportandosi costantemente alle attività delle Strutture e delle Istituzioni Pubbliche, implicitamente coinvolte nel loro svolgersi e disponibili ad accoglierle inserendole nei loro programmi amministrativi. In tale modo è possibile organizzare forme di partecipazione articolata in processi che non si sovrappongono alle attività istituzionali ma si rapportano ad esse con un'ampia varietà di contributi, dal monitoraggio sociale dello stato dell'ambiente di vita e delle sue trasformazioni, alla promozione di nuove attività di valorizzazione non speculativa dei Beni, fino a vere e proprie forme di gestione civica. Dai processi di apprendimento e di partecipazione sociale possono maturare ulteriori processi e progetti di varia natura che vengono prodotti dai partecipanti e riconosciuti come praticabili dalle Istituzioni Pubbliche che si rendono disponibili a concretizzarli.
Da qui possono costituirsi e progredire inedite forme di Governance Partecipata degli Ambienti di Vita nei quali si stabiliscono le condizioni perché tali esperienze possano evolversi.Le modalità di Governance partecipata si inseriscono così nelle differenti realtà degli Ambienti di Vita, monitorando, integrando le attività e le procedure consuete dei governi locali, aprendole alla partecipazione, e costituendo progressivamente nuovi contesti di Valore, nei quali l'interazione paritaria tra la Comunità di Cittadinanza e le Amministrazioni Pubbliche si esercita sui Valori e sui Beni riconosciuti come Comuni.
In questa interazione vengono anche a crearsi le Strutture di Garanzia necessarie alla organizzazione delle attività di Governance. In tali strutture le componenti -scientifiche, tecniche, politiche e sociali- costituite sulla base delle esperienze condotte localmente, delle valutazioni e dei principi condivisi interagiscono responsabilmente e paritariamente per svolgere ricerche azioni – di monitoraggio, promozione, intervento-sviluppate e propagate costantemente nel contesto Ambiente di Vita prescelto.
UN CASO CONCRETO: IL CONTRATTO DI FIUME PAESAGGIO DEL MEDIO PANARO(3)
Sull'ambiente fluviale del medio Panaro compresa nei territori di Vignola, Spilamberto e Savignano sul Panaro, è stata avviata un'esperienza partecipativa da cui è stata prodotta una modalità di Governance partecipata denominata Contratto di Fiume-Paesaggio. L'attività è iniziata dal 2009 e si è sviluppata in quei territori dal 2009 ad oggi.
L'attività che ha portato a questo risultato è stata promossa dalle Amministrazioni locali nell'intento di risolvere le molte contraddizioni –ambientali, urbanistiche, economiche e sociali - che si manifestavano da molto tempo sull'area fluviale e che hanno portato all'introduzione della nuova modalità partecipata conclusa con la proposta del Contratto.
Le acquisizioni esperienziali, le valutazioni e le proposte che sono state elaborate con i criteri che abbiamo descritto, hanno portato alla formulazione del Contratto e alla sua successiva ratifica, e oggi si sta avviando la sua concreta attivazione.
Il Contratto è di fatto uno strumento che garantisce la Governance partecipata dell' Ambito e delle pertinenze fluviali così come sono state riconosciute e definite nel corso dell'esperienza partecipativa sulla base della percezione sociale e dell'apprezzamento –condiviso- delle loro caratteristiche di valore e Bene Comune. Sull'Ambito Fluviale così definito possono essere sviluppate le attività di monitoraggio nei confronti delle compromissioni dell'ambiente di vita, di potenziamento e di promozione dei suoi Valori e di accoglimento in itinere di nuove opzioni e contributi progettuali. Le attività di Contratto vengono in ogni caso impostate e riferite agli indirizzi prodotti durante l'esperienza, che restano comunque irrinunciabili ma anche aperti a nuove opportunità purché coerenti con i valori condivisi e riconosciuti come comuni.
Il Gruppo dei partecipanti a questo processo di Contratto si è costituito come associazione di Presidio, che resta attiva e aperta a nuovi contributi partecipando – paritariamente con gli altri soggetti istituzionali e pubblici -alla Governance dell'Ambiente Fluviale.
Le procedure di sviluppo del Contratto non sono scontate in quanto costituiscono davvero un "punto a capo" sia per le Amministrazioni coinvolte (in questo caso oltre i quattro Comuni, la provincia di Modena e la Regione), sia per i firmatari del Contratto che si impegnano nel suo progressivo sviluppo. Non vi sono dunque Regole rigide ma principi e riferimenti fondanti che non possono essere contraddetti, così come accade ed è sempre accaduto nelle forme più antiche dell'amministrazione dei Demani e delle Terre Civiche, pena la loro distruzione.
I BENI COMUNI, E LE POSSIBILI PROCEDURE PARTECIPATIVE PER LA LORO GESTIONE
Moltissime comunità del nostro Appennino, delle Alpi e di alcuni ambiti delle pianure o delle Valli lagunari, (sul territorio della pianura modenese Nonantola è già nota) praticano forme di Governance comunitaria sui loro beni e in molti casi ne garantiscono la conservazione sviluppando specifiche economie e produzioni solidali, anche promuovendo scambi e attività innovative non tradizionali.
In questo senso gli stessi principi di salvaguardia e garanzia comunitaria sociale valgono per le innovazioni di Governance contemporanee, che oggi possono rinascere con modalità e condizioni più complesse in relazione agli Ambienti di Vita attuali. Dunque non solo gli ambienti fisici ma anche le strutture tecnologiche e produttive che su di essi insistono possono essere considerati a tutti gli effetti come parti dell'ambiente di vita e come potenziali Beni Comuni, come già ci è stato suggerito da Elinor Ostrom, Premio Nobel per l'Economia, e da Stefano Rodotà a proposito della gestione delle Reti Informatiche.(4) In tale modo i Beni Comuni della nuova generazione contemporanea possono venire a rapportarsi non solo alla gestione pubblica (ma sempre più spesso privata), ma alle comunità locali che possono partecipare anche alla loro promozione, gestione e progettazione e diventarne garanti.
È chiaro che il "punto a capo" che si potrebbe proporre nella condizione dei territori della bassa modenese alla confluenza del Panaro nel Po colpiti dal sisma diviene un'assunzione molto complessa e impegnativa. E ciò perché il 'punto a capo' da un lato apre prospettive e orizzonti di Governance - che vanno oltre la soluzione dei problemi immediati e le scorciatoie che spesso in questi casi condizionano la qualità delle stesse soluzioni, e dall'altro perché introduce nella dimensione Paesaggistica il riconoscimento dei Beni Comuni come Valori irrinunciabili per le Comunità che ne è responsabile e può gestirne l'uso.
Il nostro mondo contemporaneo, contrariamente alle tendenze privatistiche e alla sclerosi economico-finanziaria in atto, può riaprire il Libro dei Sogni, ridestare in sé la cultura dei Beni Comuni e ritrovare nuove modalità di rapportarsi ad essi andando oltre le rivendicazioni separate che non riescono a generare progetti adeguati (i Referendum sull'Acqua e sull'Energia lo dimostrano).
Si aprono così nuove prospettive di conoscenza e di competenze che assegnano ai cittadini anche nuovi diritti e responsabilità di auto regolamentazione, oltre le modalità referendarie e le esperienze locali circoscritte. Il coinvolgimento della cittadinanza nella redazione degli strumenti di disciplina del territorio sta diventando sempre più spesso un passaggio necessario e propedeutico alla stesura di un quadro conoscitivo del territorio. Tra i numerosi esempi che sono stati attuati in Italia negli ultimi anni e con riferimento al territorio in oggetto possiamo citare il " laboratorio di urbanistica partecipata" del Comune di Mirandola realizzato in un percorso di incontri con il coinvolgimento dell'università di Bologna, della Pubblica Amministrazione e della cittadinanza per la costruzione di una traccia preliminare al PSC (Piano Strutturale Comunale).
Andando oltre il territorio modenese dove il Contratto di Fiume Paesaggio è stato avviato, constatiamo che la partecipazione favorisce una presa di coscienza dei valori del territorio, del suo valore economico e culturale e ciò porta inevitabilmente a una progettazione che colga le esigenze attuali.
Troviamo così esperienze partecipative inedite ad ogni livello: dalle micro iniziative solidali di produzione –distribuzione del cibo, alle gestioni comunitarie di beni Comuni storicamente acquisiti dalle loro popolazioni, alle gestioni di servizi e di supporti informatici, alle prime esperienze delle reti interattive di cittadinanza, fino a nuove modalità che integrano l'esperienza sociale di apprendimento diretto del proprio ambiente di vita con esperienze informatiche interattive.(5)
Tutte queste modalità tendono all'instaurazione di condizioni sociali adeguate ad affrontare in termini nuovi le crisi che la globalizzazione culturale e finanziaria provoca, esasperando le contraddizioni e distruggendo i valori sociali ad ogni livello. Inoltre la nuova consapevolezza di vivere in 'zona sismica', con i grandi interrogativi che pone, crea le premesse per un nuovo metodo partecipativo di progettare, promuovere e gestire insieme il paesaggio della bassa pianura modenese che parta dagli attuali bisogni di noi abitanti e ci renda più consapevoli del valore del nostro ambiente di vita.
NOTE
(1) Membri dell' International Institute for Advanced Studies in System Research and Cybernetics, Ontario, Ca, ( IIAS)
(2) L'associazione La Pìca, di cui chi scrive fa parte, è una ONLUS promotrice di azioni volte al miglioramento dell'ambiente che, dopo aver realizzato un giardino botanico nel territorio di San elice sul Panaro, sta ora portando avanti un nuovo progetto, gli orti dei Mirandolesi: due esempi concreti di nuovo uso del territorio, già avviati prima del sisma.
(3) Il Contratto di Fiume Paesaggio è stato prodotto nel corso di un'attività partecipata coordinata da G.Pizziolo e R.Micarelli, con la consulenza del gruppo Rizoma, composto dai seguenti esperti S.Bartolini ,F.Corona, S.Giacomozzi, E.Guaitoli,G.Lombardi, L.Lombardi-Nemo G.Pizziolo, S.Rosselli, F.Preti, ed è stato sostenuto dai tecnici regionali (V:Montaletti) provinciali (B:Paderni) e Comunali (G.Ponz de Leon e A.Simonini)
(4) E. Ostrom, Governare i beni collettivi, ed. Marsilio, 2006 e S. Rodotà, Il diritto di avere diritti, ed.Laterza, 2012
(5) Esistono casi avanzati di progettazione autoprodotta da gruppi di cittadini e associazioni motivati a riprendere i diritti di Cittadinanza attiva , e tali casi si stanno moltiplicando ovunque : dalla Toscana "Salviamo le Apuane" produce progetti e proposte di custodia responsabile del patrimonio della Alpi Apuane , in Palestina(Betlemme) un gruppo di cittadini reagisce pacificamente alle occupazioni dei suoi territori fondando un nuovo villaggio ai confini dei territori occupati, in Africa (Nairobi, Kenia)un'associazione ONLUS, con l'Università locale e gli abitanti elabora una Mappa di auto riconoscimento dello Slum di Kibera, che finora, come un fantasma ,è rimasto escluso da qualsiasi rappresentazione ufficiale della città. Le modalità di questi interventi sono molto diverse ma tutte le esperienze condividono l'autocoscienza dei valori riscoperti nei loro ambienti di vita e la prospettiva di avviare processi partecipativi continui da esercitare sui loro Beni.
Bibliografia
R.Micarelli e Giorgio Pizziolo, L'arte delle relazioni, e Dai margini del Caos, l'ecologia del progettare , ed. Alinea, 2003
E.Ostrom, Governare i beni collettivi, ed. Marsilio, 2006
S.Rodotà, Il diritto di avere diritti, ed. Laterza, 2012
R.Micarelli e G. Pizziolo, con M. Pascucci, e F.Safonte HAPPINESS AND SUSTAINABLE HUMAN FUTURE, in Proceedings of 25th IIAS Intersymp, Baden Baden 2013
R.Micarelli, G.Pizziolo, con M.Pascucci e L.Maiorfi, THE SOCIAL LEARNING IN CONTEMPORARY CRISES, BETWEEN WEB SITES AND NATURAL LOCI in Proceedings of third International of Cognitonics, Ljubljana (Slovenia) 2013